Coltivare un futuro sostenibile
di MATTEO MASCIA, ASVESS –
Sintesi dall’incontro tenutosi lo scorso 12 ottobre 2021 dal titolo “Coltivare un pianeta sostenibile” realizzato da Asvess nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2021 di Asvis.
L’iniziativa ha inteso proporre un momento di riflessione e confronto in vista della Settimana Sociale di Taranto (21 – 24 ottobre) “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro” e in occasione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, per alzare il livello di impegno civile nella direzione di orientare e motivare l’urgenza al cambiamento verso una società più sostenibile, inclusiva e solidale.
Nel suo intervento introduttivo Giorgio Santini, presidente di Asvess, ha voluto ricordare come la più̀ grande sfida che abbiamo di fronte, in considerazione della complessità e dell’impegno che richiede, è rappresentata dalla lotta ai cambiamenti climatici, questione che riguarda l’ambiente, l’economia e il funzionamento delle nostre società̀. Gli obiettivi e i tempi per prevenire danni irreparabili sono scanditi dall’Accordo di Parigi sottoscritto nel 2015 in cui pur a fronte di una serie importante di impegni assunti rimangono forti divisioni su come raggiungere i target fissati e forti resistenze da parte di molti Paesi. In occasione della prossima Conferenza degli Stati parte – Cop 26 a Glasgow in Scozia il prossimo novembre bisognerà fare un grande sforzo per avviare politiche e azioni concrete per la riduzione dei gas serra e per ridurre gli impatti della crisi climatica.
I segnali di allarme sullo stato della casa comune, il pianeta terra, sono sempre più preoccupanti. L’ultimo Assessment Report sul Climate Change dell’IPCC, pubblicato in agosto, segnala che abbiamo raggiunto la più̀ alta concentrazione atmosferica di gas climalteranti degli ultimi tre milioni di anni, periodo in cui le temperature medie globali non hanno mai superato i 2°C di riscaldamento rispetto ai livelli preindustriali. Tali aumenti osservati nelle concentrazioni di gas serra (GHG) dal 1750, circa, sono inequivocabilmente causati dalle attività̀ umane e rappresentano elementi di instabilità̀ dei sistemi che regolano lo stato del Sistema Terra e possono evolvere in maniera irreversibile. Solo forti azioni per la riduzione dei gas serra da qui al 2030 ne potrebbero limitare gli impatti più negativi per chi vive oggi e per le future generazioni.
In questa prospettiva si è inserito il contributo di Simone Morandini, della Fondazione Lanza. È indifferibile un cambio di rotta nelle nostre società, cambio che richiede un profondo ripensamento antropologico sul ruolo delle persone e delle comunità umane. Nella transizione necessaria, il magistero di papa Francesco, così come disegnato dalle due encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti, rappresenta una bussola e una direzione per il futuro. I due testi sono tra loro in forte continuità entrambi hanno come riferimento Francesco d’Assisi, l’accentuazione della relazionalità intesa in senso ampio (interumana ma anche ecologica), la comune sottolineatura della dimensione ecumenica e interreligiosa, così come alcune categorie chiave, comuni, pur declinate in ambiti diversi quali: la questione della cura, della responsabilità e della speranza. L’orizzonte proposto è quello della costruzione di una famiglia umana capace di vivere nella casa comune in forme solidali e sostenibili in questo tempo che stiamo imparando a chiamare “Antropocene”.
L’intervento di Sara Santilli del Laboratorio LaRIOS dell’Università̀ degli Studi si è soffermato sull’importanza di ripensare l’educazione e l’orientamento per accompagnare i processi di transizione in atto. È necessario incoraggiare i giovani a pensare al proprio futuro uscendo da una visione prettamente individualistica e chiedendosi anche quale contributo ognuno ed ognuna può̀ fornire al raggiungimento, entro il 2030, di almeno alcuni dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Tutti i progetti di orientamento, in altri termini, dovrebbero stimolare le persone a riflettere a proposito delle minacce che stanno minando il benessere delle persone e la qualità̀ della vita del nostro pianeta declinando e progettando in questa direzione anche le proprie aspirazioni e progettazioni formative e professionali (per un approfondimento del contributo di Sara Santilli https://rivista.pfse-auxilium.org/it/pdf/rse/nota-dimaggio-santilli_02-19.pdf)
Per il portavoce di Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, Pierluigi Stefanini non possiamo più perdere tempo dobbiamo mettere a frutto tutte le nostre energie per portare avanti un cambiamento. Come riportato nel sesto Rapporto annuale dell’Asvis, presentato lo scorso 28 settembre in occasione della prima giornata del Festival dello sviluppo sostenibile, su molti dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030 l’Italia è in ritardo. Tra il 2019 e il 2020, l’Italia mostra segni di miglioramento solo per tre obiettivi: energia, cambiamento climatico, pace e giustizia; è rimasta stabile per altri tre: fame, acqua, innovazione; ma è peggiorata per ben nove obiettivi: povertà, salute, istruzione, parità di genere, occupazione, disuguaglianze, città, biodiversità terrestre, cooperazione. Stefanini ha poi richiamato le principali proposte avanzate nel rapporto, tra le quali l’inserimento in Costituzione del principio di sviluppo sostenibile; l’aggiornamento del Pniec per allinearlo agli obiettivi europei di un taglio alle emissioni per almeno il 55% entro il 2030; la costruzione, a partire dalla legge di Bilancio per il 2022, di un piano per l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili (per un approfondimento vedi il https://asvis.it/rapporto-asvis-2021/).
In questo contesto si inserisce il contributo di riflessione e proposta della prossima Settimana Sociale che si terrà a Taranto dal 21 al 24 ottobre e che ha vissuto importanti e stimolanti percorsi preparatori. Tra questi, quello delle Diocesi del Nord Italia che hanno realizzato un percorso per raccogliere le indicazioni e le proposte del mondo dell’impresa e del lavoro sulla transazione ecologica. Sr. Francesca Fiorese, direttrice dell’Ufficio di pastorale sociale della Diocesi di Padova, nel suo intervento ha richiamato le varie tappe e i contenuti di tale percorso che ha visto la costituzione di quattro tavoli tematici dedicati ad affrontare la questione della transizione ecologica (economia circolare; digitalizzazione; riduzione del consumo di natura nelle attività̀ imprenditoriali; qualità̀ del capitale sociale), la realizzazione di un seminario a Padova il 3 luglio scorso e l’elaborazione di un documento con alcune proposte concrete consegnato al Comitato organizzatore della settimana Sociale (per un approfondimento vedi https://www.settimanesociali.it/seminario-nord-italia-le-proposte-delle-diocesi/).
Infine, è intervento il vescovo di Padova Mons. Claudio Cipolla che ha ricordato l’impegno della Diocesi in questi ultimi anni con la sottoscrizione della Campagna mondiale per il disinvestimento dalle fonti fossili e la costituzione di un gruppo d’acquisto per l’energia rinnovabile a cui hanno aderito oltre 180 parrocchie e complessivamente più di 400 utenze. Ha poi ricordato come nei giorni precedenti al seminario abbia sottoscritto l’appello del mondo cattolico al summit G20 per sollecitare lo stop ai combustibili fossili. La dichiarazione afferma: «Il cambiamento climatico è una realtà presente che sta colpendo i nostri fratelli e sorelle in tutto il mondo, in particolare quelli delle comunità povere e vulnerabili al clima che meno hanno contribuito a questo problema». Di qui il richiamo ai potenti della terra in materia di inquinamento: «La scienza è chiara. Il mondo ha bisogno di mantenere i combustibili fossili nel terreno se vogliamo limitare il riscaldamento globale ad un aumento della temperatura inferiore a 1,5 gradi entro la fine del 2030». A tale orizzonte, tutti siamo chiamati a dare un contributo per costruire percorsi concreti, in dialogo e in e collaborazioni con i diversi soggetti sociali, economici e culturali per mobilitare quella pluralità di energie e competenze necessarie ad indirizzare le ingenti risorse per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nella direzione di rafforzare e consolidare modalità innovative e generative di sviluppo territoriale e sociale.
Matteo Mascia, AsVess