Regolarizzare l’immigrazione attraverso il lavoro e l’inclusione, proposte
di GIORGIO SANTINI, PRESIDENTE ASVESS –
Proposte derivanti dall’incontro tenutosi lo scorso 8 ottobre 2021 dal titolo “Agenda 2030, Obiettivo 8, lavoro dignitoso: regolarizzare il lavoro degli immigrati” (Vedi report dell’incontro LINK )
L’Italia e il Veneto vivono da tempo una recessione demografica che, se non sarà adeguatamente e rapidamente contrastata, può diventare assieme ad altri fattori causa di un pericoloso rischio di recessione economica.
In parallelo ma in senso opposto la consistenza dei fenomeni migratori e’ andata crescendo nel contesto della economia e della società e potrebbe rappresentare un contributo fondamentale per la sostenibilità economica presente e futura del Paese e della nostra Regione .
Sono circa 5 milioni gli immigrati regolari in Italia (481.000 in Veneto) con un tasso di partecipazione al lavoro più alto degli italiani, ridottosi però nel 2020 di oltre il 3% a causa del COVID.
I minori sono 1.300.000 (di cui quasi un milione nati in Italia ma senza cittadinanza in attesa della auspicata introduzione dello “Ius Soli e Culturale) 800.000 dei quali frequentano le nostre scuole.
Il numero di immigrati irregolari a livello nazionale è stimato in 517.000 ( dato desumibile per le assenze nel periodo COVID). Per il Veneto si può ipotizzare una percentuale di circa 10%, quindi oltre 50.000 lavoratori irregolari.
Ma nonostante questo risulta ancora carente l’azione delle istituzioni per una efficace regolazione del fenomeno sul piano economico e sociale che ne valorizzi le potenzialità e ne riduca le criticità.
A fronte di questo quadro ASVESS propone alla Regione che la Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile fondata sull’attuazione degli obiettivi dell’Agenda 2030, preveda e metta in atto una forte azione collettiva delle Istituzioni, dei soggetti economici e del lavoro PER COMBATTERE L’IMMIGRAZIONE IRREGOLARE.
IL PRIMO PASSO DA FARE È COSTRUIRE UN ROBUSTO CANALE REGOLARE DI INGRESSO PER I MIGRANTI PER MOTIVI ECONOMICI con l’apertura delle frontiere per ingressi regolari (che esistevano fine a pochi anni fa) controllati e selezionati in base alle esigenze del mercato del lavoro con la programmazione periodica dei flussi e accordi di cooperazione con i paesi di origine.
Allo scopo va predisposto a livello regionale UN DOCUMENTO PLURIENNALE sui fabbisogni di lavoro sulla base di una concertazione con tutti i soggetti operanti nel mercato del lavoro: Associazioni dei datori di lavoro di tutti i settori e della cooperazione, Organizzazioni sindacali dei lavoratori, gli Enti Bilaterali tra le parti sociali, i Centri per l’impiego e le Agenzie del Lavoro operanti nel mercato del lavoro del Veneto, il sistema scolastico, universitario e della formazione professionale, le Associazioni del Terzo Settore.
Tale documento andrebbe aggiornato poi anno per anno con quote suddivise tra lavoro autonomo, lavoro dipendente, studio, formazione con profili professionali e criteri di scelta espliciti e motivati.
Andrebbe elaborato dalle Regioni attraverso le Agenzie del Lavoro (o strutture analoghe) a partire da quelle dove dove il fenomeno ha maggiore consistenza in concorso con Governo nel quadro di una normativa nazionale approvata dal Parlamento che ripristini la programmazione dei flussi sulla base delle esigenze reali dell’economie regionali nel rispetto di precisi criteri per i soggetti utilizzatori:
attribuzione di un punteggio pro-integrazione basato sulla conoscenza della lingua, titolo di studio, competenze professionali tra quelle richieste dal mercato del lavoro, assicurazione sanitaria obbligatoria per la durata del visto, fedina penale pulita.
Potrebbe inoltre essere introdotta in modo complementare la possibilità di richiedere Permesso di Soggiorno PER RICERCA DI LAVORO garantito da SPONSOR individuali e/o collettivi (datori di lavoro, sindacati, associazione no profit, famiglie).
Tali processi vanno sostenuti con accordi di cooperazione con in Paesi di origine e di transito dei migranti, dando attuazione all’art. 23 del testo unico sull’immigrazione che consente di attivare programmi di formazione professionale in lingua italiana nei Paesi di origine e provenienza, che possano costituire titolo di PRELAZIONE per l’ingresso in Italia.
Per coloro che entrano in Italia o sono già presenti come RICHIEDENTI ASILO, la situazione dovrà essere affrontata diversamente facendo leva sulla costruzione di percorsi lavorativi a livello territoriale da parte delle organizzazioni sindacali e datoriali, i Centri per l’Impiego in stretta collaborazione con le Prefetture e le Questure.
Alcune esperienze realizzate in questi anni nel territorio veneto hanno dimostrato la praticabilità di questo canale basato su uno stretto legame tra il permesso di soggiorno ed un regolare rapporto di lavoro, permettendo anche il rientro nella legalità nei settori particolarmente segnati dal lavoro irregolare.
Questo permetterebbe di dare risposte concrete per evitare che il bacino dei richiedenti asilo continui a crescere visti i tempi troppo lunghi delle procedure per il riconoscimento del diritto di asilo ( per i quali comunque va realizzata una sostanziale revisione) e la difficoltà a livello europeo di sbloccare le trattative per la modifica del Regolamento di Dublino, che prevedendo la responsabilità di gestione dei paesi di primo ingresso dei richiedenti asilo penalizza fortemente i paesi mediterranei e quelli che costituiscono la frontiera esterna dell’Europa.
Per questi motivi va comunque portata avanti una radicale revisione del Regolamento di Dublino percorrendo con decisione la strada di un Accordo Volontario di Cooperazione Intergovernativa sull’art.78 del Trattato ( politica comune in materia di asilo ) tra gli Stati membri disponibili come premessa per sbloccare la Revisione del Trattato con il voto a maggioranza qualificata che preveda la ricollocazione dei richiedenti asilo nei diversi paesi della Unione Europea, la messa in atto delle missioni navali necessarie per contrastare il,traffico illegale di migranti, per il soccorso delle vittime, stabilendo regole comuni europee per l’intervento delle ONG.
Per favorire l’ingresso nel nostro, paese delle persone bisognose di protezione occorre altresì rafforzare i Corridoi Umanitari sul modello di quelli in atto che vede protagonisti i Ministeri di Interno ed Esteri, la Conferenza Episcopale Italiana, Sant’Egidio, le chiese evangeliche e metodiste, la tavola Valdese orientando poi la permanenza in Italia su basi di integrazione a partire dalla conoscenza della lingua e attraverso l’avvio lavorativo.
All’interno è necessario riorganizzare il sistema dei richiedenti asilo, gestito in collaborazione con i Comuni e le Regioni, trasformando quella che viene percepita come spesa per l’accoglienza in investimento per l’integrazione con l’acquisizione di competenze linguistiche e culturali e di capacità lavorative per un ingresso nel mercato del lavoro con tutti i requisiti necessari.
Va costituita una task-force per il monitoraggio ed il controllo dei soggetti che operano nel campo dell’accoglienza con facoltà di cancellare dalla partecipazione ai bandi i soggetti che non offrono adeguate garanzie di raggiungimento degli obiettivi stabiliti oltre che di escludere quelli incorsi in illeciti.
Infine una politica dell’Immigrazione deve prevedere anche una buona politica estera ed un’adeguata attenzione alla cooperazione internazionale sia per le aree interessate all’immigrazione verso l’Europa sia tra i paesi membri dell’Unione Europea Nota : alcuni di questi temi sono trattati in modo approfondito ed esauriente nel libro “ Torneremo a percorrere le strade del mondo“ di Stefano Allievi 2021
Giorgio Santini, Presidente AsVess