Il commento alla Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile del Segretario generale Cisl Veneto
DI GIANFRANCO REFOSCO, SEGRETARIO GENERALE CISL VENETO –
La scelta della Regione Veneto di darsi una strategia per lo sviluppo sostenibile, declinando sul territorio la Strategia Nazionale di perseguimento degli obiettivi definiti dall’ONU, costituisce indubbiamente un fatto positivo e apprezzabile, confermato anche dal Documento di Economia e Finanza Regionale 2021-2023, presentato alle parti sociali lo scorso 30 giugno.
Far propri gli obiettivi globali di sostenibilità e indirizzare le politiche regionali in questa direzione, infatti, è fondamentale per garantire che il nostro territorio ripensi il proprio percorso di sviluppo economico e sociale.
Dopo la pandemia di Covid19 ci aspettano tempi difficili e complicati, e gli attori politici, sociali ed economici dovranno mettere in campo azioni proattive di fronte all’incertezza e all’imprevedibilità del contesto locale e globale: una progettualità di medio e lungo termine, mirata a realizzare una società, un’economia e un ambiente sostenibili, costituisce un importante orientamento all’azione
Dall’analisi della Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile e dal DEFR 2021-23, emergono tuttavia alcuni elementi di attenzione, che a nostro modo di vedere dovranno diventare ambiti di miglioramento dell’azione regionale.
Il primo elemento di attenzione riguarda la governance a livello regionale delle politiche della sostenibilità: da questo punto di vista riteniamo che sia necessario costruire luoghi e metodologie per un effettivo coinvolgimento e una reale partecipazione dei soggetti del territorio, della società civile e dei corpi intermedi. Nell’elaborazione della Strategia Regionale della Sostenibilità c’è stato effettivamente un percorso di ascolto del territorio, ed è stata istituita una cabina di regia interna all’amministrazione regionale. Ma la vera efficacia della condivisione, dell’implementazione e della realizzazione delle politiche di sostenibilità passa per un coinvolgimento strutturale e formalizzato dei corpi intermedi territoriali. Per un Veneto sostenibile serve ripensare la manifattura, sia nei suoi prodotti che nei processi di produzione; il sistema della mobilità ha bisogno di investimenti nel trasporto collettivo e in veicoli privati a basse emissioni; serve ripensare l’impatto ecologico di case, fabbriche e uffici, con azioni di ristrutturazione e di nuove modalità di costruzione, riducendo anche il consumo di suolo; serve una robusta crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili; serve rilanciare l’economia circolare per tante forme di produzione, a partire dalla gestione del ciclo dei rifiuti. Tutti questi processi non possono essere messi in campo se non si realizza un forte patto tra i soggetti sociali, economici e politici del territorio. La strategia regionale nella sua attuale formulazione non traccia un percorso partecipativo che attivi il territorio per mettere in campo queste azioni strategiche. Evidentemente questo è un deficit da colmare. La proposta di Asvess di istituire un Forum Regionale con tutti i portatori di interesse va nella giusta direzione.
In secondo luogo, il DEFR 2021-2023 ha armonizzato le finalità e gli obiettivi della programmazione regionale con quelli dell’agenda ONU 2030. Si tratta, di fatto, di una riclassificazione delle progettualità e delle azioni regionali già in campo in relazione all’agenda della sostenibilità dell’ONU. Il raggiungimento degli obiettivi dell’agenda 2030 presuppone però un vero e proprio cambio di paradigma nella definizione delle politiche, e non semplicemente un adattamento e una riclassificazione di quanto viene già programmato e realizzato. Il vero punto di svolta sarà quello di attivare progettualità e azioni nuove, coerenti con gli obiettivi 2030, per adattare la programmazione agli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Ci aspettiamo, da questo punto di vista, che la redazione della strategia regionale sia solo il punto di partenza per una vera politica di sviluppo sostenibile.
Infine, dal punto di vista sindacale, ci aspettiamo, nell’ottica di un futuro sostenibile in Veneto, un approccio strategico più coraggioso sul tema del lavoro. Le transizioni in atto, quella tecnologica, quella ambientale e quella demografica, stanno determinando una metamorfosi antropologica del lavoro: i riferimenti spazio/temporali del lavoro sono sempre più sfumati, come pure la distinzione tra lavoro autonomo e subordinato, tra lavoro manuale e intellettuale, e tra lavoro e non lavoro. È pertanto necessario ripensare anche la regolazione sociale del lavoro, a partire da tre priorità: il diritto/dovere alla formazione durante tutta la vita lavorativa, il diritto/dovere a nuovi servizi personalizzati di orientamento e accompagnamento al cambiamento nel lavoro, e la prospettiva della democrazia economica, cioè della partecipazione attiva di lavoratrici e lavoratori alle decisioni strategiche e organizzative delle imprese. Questa prospettiva ha bisogno di spazi di elaborazione e condivisione e deve essere, a nostro modo di vedere, parte integrante della strategia regionale dello sviluppo sostenibile della nostra regione.
Il primo passo per un Veneto sostenibile, da parte della Regione, è stato fatto. Ora si tratta di costituire spazi aperti di analisi e progettualità perché la sfida della sostenibilità non sia solo l’assunzione formale di impegni programmatori, ma una reale azione di cambiamento profondo dell’agire economico, sociale e politico.