Il lavoro, giusto e sostenibile

Al principio del 2024 i giornalisti de la Difesa del popolo chiudevano uno dei numeri più interessanti dell’inserto Mappe, legato al lavoro dignitoso. A distanza di un anno è tempo di bilanci ideali ma anche pratici e di farsi alcune domande: abbiamo fatto abbastanza per rendere davvero più giusto e sostenibile il mondo del lavoro?
«Serve un equilibrio tra la dimensione ecologica, quella economica e quella sociale – spiega Luigi Lazzaro, presidente regionale di Legambiente e membro del direttivo di AsVess, intervistato da Donatella Gasperi – e la gestione dei rifiuti in Veneto è un esempio di quale sia un contributo che risponde all’obiettivo del Goal 8. Certo ci sono anche situazioni che ancora non hanno messo in campo la transizione ecologica dei modelli produttivi come, per esempio, nel caso dei Pfas, dove non si sta pensando a cambiare materia di approvvigionamento e studiare e applicare prodotti e metodi che non creino problemi ambientali».
Leggi il numero integrale nel sito de la Difesa: https://shorturl.at/j88i7+
È una visione di sostenibilità a tutto tondo, integrale, quella che si racconta nelle pagine giornale e che cerca di tenere insieme la situazione congiunturale del lavoro con le sue prospettive di frontiera.
Come l’intelligenza artificiale, rivoluzione tanto veloce quanto dirompente di cui ancora riusciamo solo a intuire i contorni e le implicazioni nelle nostre scelte quotidiane. Quel contenuto che abbiamo visto e condiviso sui social sarà vero oppure è creato con l’utilizzo di un’AI? E quel bigliettino di auguri, così formale e un po’ asettico, l’avrà scritto il nostro collega o sarà figlio della prolifica quanto distaccata penna di chatGPT?
«Dobbiamo stare vicini alle famiglie nella scelta della formazione dei figli – riflette Paolo Gubitta, docente di organizzazione aziendale all’Università di Padova nonché membro del comitato scientifico della Fondazione Lanza e di Asvess – perché se andiamo a prendere i lavori in crescita di quest’anno secondo le analisi del World economic forum e li confrontiamo con quelli di cinque anni fa, la famiglia media viene assalita dal dubbio di aver sbagliato tutto».
Ma se la tecnologia interroga tutti per le scelte future, Francesca Campanini nel suo articolo sui diritti delle donne lavoratrici riporta l’attenzione sulle problematiche cogenti di un mondo del lavoro ancora fortemente squilibrato.
«Nel 2022, per esempio, in Veneto il 34,8 per cento delle donne lavorava in regime di part-time, di cui il 12,3 per cento involontariamente, a fronte di un 6,1 per cento di lavoratori part-time uomini, di cui solo il 3 per cento è ricorso a questa opzione per via dell’impossibilità di trovare un lavoro a tempo pieno. – scrive Campanini – I dati sui gap retributivi sono ancora più eclatanti: in media in Veneto nel 2019 un uomo guadagnava 150 euro in più al mese rispetto a una donna».
Bassa efficienza, crescita salariale ferma al palo, part time involontari e discriminazioni in termini salariali e di opportunità di crescita. C’è ancora molto su cui lavorare in questo 2025 che verrà.