Mobilità in divenire, paradigmi in continuo movimento
DI RUDI PERPIGNANO –
Distanziamento sociale, paura del contagio, scomodità nell’uso di mascherine, smartworking, didattica a distanza. Tutte queste misure di contrasto alla pandemia Covid 19 come hanno influito sulla mobilità italiana, già molto “fragile” e “arretrata”, nel 2020 appena trascorso?
La domanda di mobilità sostenibile che negli ultimi anni era in fase di crescita costante, che tipo di ripercussioni ha subito e soprattutto subirà?
Per tentare di rispondere a questi quesiti può essere molto utile estrapolare alcuni dati e considerazioni dall’ultimo Rapporto sulla mobilità degli Italiani, aggiornato al 25 novembre 2020 (LINK), realizzato da Isfort, dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, dal CNEL e dall’AGENS.
Per quanto riguarda i volumi di mobilità, se nel biennio 2017-2019 si era assistito ad una ripresa della domanda (+8% gli spostamenti, +14% i passeggeri*km), dopo una fase quasi decennale di contrazione dalla crisi economica del 2008 in avanti, la cifra del 2020 è data senza dubbio dall’atteso crollo verticale della mobilità durante il lockdown, stimabile nell’ordine del 67% in meno di spostamenti giornalieri e dell’84% in meno di passeggeri*km.
Nel 2019 si era già interrotto un trend di crescita per la mobilità attiva (piedi, bicicletta, micro mobilità) che soprattutto nel 2017 aveva avuto una forte accelerazione. Ma la pandemia nel 2020 ne ha determinando invece un forte sviluppo, una sostanziale tenuta dell’auto, una contrazione della mobilità collettiva e intermodale.
Il tasso di mobilità sostenibile è sceso nel 2019 al 35%, il livello più basso di inizio millennio (36,3% nel 2001). Per il 2020 è previsto un rialzo dell’indice ma si confermeranno i deboli progressi del trasporto sostenibile.
Nel periodo del lockdown la mobilità collettiva (incluse la sharing mobility e l’intermodalità) ha registrato, rispetto al 2019, una perdita di quasi il 90% dei passeggeri. Nel primo mese post-restrizioni si è assistito a un significativo recupero che tuttavia si è fermato al 50% del target pre-Covid.
Il parco autovetture nel 2019 è di 39,5 milioni di veicoli (+1,4% sul 2018) con un tasso di motorizzazione a 65,6 veicoli ogni 100 abitanti, nettamente il più alto nell’EU28. Nei primi 10 mesi del 2020 si è registrato un prevedibile crollo delle immatricolazioni (-30% ) che determinerà, a chiusura dell’anno, una riduzione del parco veicolare. La quota di veicoli con alimentazioni alternative è in aumento, ma resta bassa.
Gli utenti della sharing mobility nel 2019 erano circa il 5% della popolazione (l’offerta nel 2018 era presente nel 3% dei Comuni). Quindi quasi 9 cittadini su 10 non usano mai la sharing mobility.
Il mercato della bicicletta è in buona salute. Le ultime stime prevedono per il 2020 quasi il +20% di pezzi venduti rispetto al 2019.
Pertanto, a fronte di tutti questi dati e osservazioni e potendo percepire che saremo costretti a convivere con la pandemia ancora per molti mesi, che lo smartworking resterà una forma di lavoro diffusa per i profili congrui, che il commercio avrà forti tendenze verso l’on-line, che le relazioni sociali avranno delle nuove declinazioni, che domanda e offerta, in vari settori, muteranno celermente. A fronte di tutto ciò dovrà essere ancora maggiore, anche nella nostra Regione, l’impegno di tutti per trovare nuove vie, nuove visioni anche a riguardo della mobilità. Una mobilità che già nel pre-Covid19 doveva affrontare enormi lacune di infrastrutture, di risorse e consistenti gap tra aree urbane ed extraurbane, tra sostenibile e un inquinamento atmosferico tra i più elevati in Europa. Tutte queste sfide dobbiamo rintracciarle all’interno degli ultimi atti deliberati in Veneto, come la Strategia per lo Sviluppo Sostenibile Regionale, il PRT–Piano Regionale dei Trasporti e il PRRR- Piano Regionale per la Ripresa e la Resilienza, per poter trovare risorse e progetti che permettano di avviare quei cambiamenti da troppo tempo decantati e non ancora concretizzati.