E verrà anche la ripresa
DI GIGI COPIELLO –
“E verrà Natale” e ci sovvien il suon di lui, di Lucio Dalla. E verrà anche la ripresa. Questo è sicuro. Ma quando e come è tutto da sapere. Pesa come una zavorra il tempo che fu: si cresceva poco, quando si cresceva. Quasi nulla: si andava avanti a zero virgola, 8 punti di reddito negli ultimi 25 anni, come ha ricordato Giavazzi su queste colonne.
Sarebbe poi tragicomico (che altro dire?) aver lavoro e non prenderlo. Strano a dirsi quando ancora c’è il blocco dei licenziamenti, che non impediscono comunque la chiusura di tante attività. Eppure potrebbe capitare: avere lavoro e non aver “braccia e cervelli”, da una parte all’altra del mercato del lavoro.
Da una parte: se sarà ripresa, sarà ripresa dell’edilizia. La cara, vecchia edilizia ha sempre una marcia in più, anche ai tempi del 4.0 e del 5G. Muove ferro, legno, mattoni e plastica, ma anche finanza e domotica. Quest’è la ragione del bonus ristrutturazione, una puntata sicura al 110%. L’edilizia muove tanti posti di lavoro, qui ed ora. E qui c’è molto lavoro per i sovranisti: che dovranno convincere i nostri connazionali italiani a fare i carpentieri, i lattonieri, i ferraioli, i muratori, magari anche i manovali e pure i camionisti ed altro ancora. Se poi non ci riescono, lascino fare: ai romeni, agli albanesi, ai tanti dell’Est e dell’Africa. Che se ne sono anche andati: tra i tanti italiani andati all’estero, una parte aveva appena conseguito qui la nostra cittadinanza. Altri, se ne sono andati come son venuti: “non era aria” e son passati in Francia e Germania, in giro per l’Europa. Se non tornano o arrivano, mancheranno.
Con l’edilizia si muove il mercato interno. Poi si dovrà correre sul mercato estero. Dove mai come questa volta varrà poco o nulla il costo del lavoro e tutto si giocherà sul valore aggiunto. Sul costo, ciascun Governo aiuterà le proprie imprese. Resta la differenza del valore aggiunto da innovazione, organizzazione, competenza. Qui si muovono le medie e le alte competenze. Ma chi le trova? Anche perché già dal 2019 è arrivato alle scuole superiori il calo demografico: ci sono stati meno iscritti che l’anno precedente. A ciò s’è aggiunto il record di espatri, gran parte nella felice età che va dai 20 ai 35 anni. Si diceva prima: avere lavoro e non prenderlo. Lo diceva due anni fa un importante imprenditore dell’Alto vicentino: rischiamo di dover chiudere le aziende per mancanza di specializzati. E lo gridavano anche gli artigiani trevigiani, appena prima del Covid: non trovavano più non solo gli stampisti specializzati, ma neppure i tornitori qualificati. Come si vede, può capitare di avere lavoro nell’edilizia e nell’industria e non avere “braccia e cervelli”. Di avere mercato, ma di non avere un mercato del lavoro che funziona. Mica è una novità, peraltro. Succede anche ora, in pieno Covid. E allora, alla grande, si lavori sul mercato del lavoro. Si veda che qualcuno rientri ed altri arrivino. Si veda che non ci sia dispersione: ancor oggi, all’Università, tanti lasciano senza concludere, e vanno a finire nel parcheggio dei NEET (chi non lavora e non studia). E si riveda un sogno, il sogno del Gualtiero Bertelli che cantava tanti anni fa di “una fabbrica di sogno, tutta luce e libertà”. Era un sogno, ma funzionò e le fabbriche allor si riempirono di tante ragazze e di tanti ragazzi. Era il sogno realizzato dei loro genitori: un diploma e la fabbrica. Proviamoci, di nuovo.
Articolo pubblicato su Il Corriere del Veneto il 20/12/2020